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Piccola avventura di roccia e ghiaccio

    (30/01/2023)

    Incipit: un paio di settimane fa ho fatto una facile escursione solitaria sul Monte Alben, e questo assaggio di neve e ghiaccio mi ha risvegliato appetiti sopiti da anni. Al ritorno dall’Alben ho dunque scritto a Federico, conosciuto per caso nella locale palestra d’arrampicata:

    “Ciao! Tu come sei messo durante la settimana? Questo lunedì pensavo di fare un canale da qualche parte. Interessato?”
    “Lunedì ero mezzo d’accordo con un amico di fare Mafia Bianca al tonale se ti vuoi unire.”

    E’ iniziata così una piccola avventura di neve e ghiaccio con Federico, che avevo incontrato solo due volte senza mai arrampicarci insieme, e Roberto, che non avevo mai incontrato prima.
    Domenica sera ho finito di lavorare a mezzanotte. L’appuntamento era per lunedì mattina alle cinque. Sapendo che non sarei riuscito a svegliarmi in tempo se fossi andato a casa, ho deciso quindi di andare direttamente al punto d’incontro e dormire in auto.
    Poche ore dopo, dopo una colazione a base di avanzi di pizza fredda, mi unisco ai miei compagni d’avventura. Direzione: Passo del Tonale. Al parcheggio degli impianti sciistici la temperatura è di -10°C tondi. Ci scuotiamo di dosso le ultime tracce di torpore e ci avviamo su per la pista Paradiso.
    Secondo la relazione, l’attacco della via Mafia Bianca è facile da raggiungere. Noi, forse ingannati dallo scarso innevamento della parete, ci allontaniamo troppo presto dalla pista da sci e spendiamo la successiva ora e mezza a cercare l’attacco, affondando nella neve ogni due passi. E’ solo il primo di una serie di piccoli svarioni che hanno dato un sapore di avventura ad una via altrimenti piuttosto mansueta. Federico attacca il primo tiro ma devia un poco troppo a destra, finendo su rocce scivolose. Quando finalmente riesce a improvvisare una sosta su uno sperone e lo raggiungiamo, notiamo la sosta a fix che ci sbeffeggia, cinque metri alla nostra sinistra, alla sommità di una facile lingua di neve dura. La sua linea di salita viene prontamente battezzata “Variante Fefe”, raccomandata a tutti gli amanti di pietra nuda e muschio congelato. Continuiamo poi a seguire l’ovvia traccia all’interno di uno stretto canale, tra neve dura e facili roccette. La temperatura aumenta, piedi e mani si scongelano, e ai denti stretti per il male alle mani si sostituiscono sorrisoni da stanza dei balocchi. Raggiungiamo una bella sosta al sole con vista sulla valle e sul tappeto di nuvole sotto di noi. Federico si lancia sul tiro successivo e lo concatena inavvertitamente con quello soprastante. Raggiunto il passo chiave della via – un breve diedro fessurato – decide di aggirarlo a destra, aggiungendo inavvertitamente un’altra piccola variante pepata alla via. C’è da dire che Federico è tanto bravo a infilarsi nei gineprai quanto è bravo ad uscirne. Poco prima della fine della via troviamo qualche vecchia trave di legno, la base di una baracca della Grande Guerra. Certo che gli umani sanno trovare i posti più assurdi per mandare gente ad ammazzarsi a vicenda.
    Arriviamo a un piccolo colle da cui raggiungiamo la vetta della Cima Monticelli e ci godiamo il sole appollaiati sulle rocce. Tornati al colle, una facile calata dal versante opposto alla via di salita ci conduce alla traccia per raggiungere gli impianti sciistici. Concludiamo la giornata alla tenda-bar alla partenza degli impianti, dove un DJ pompa musica per un pubblico di giovani sciatori e sciatrici hip e trendy. A confronto ci sentiamo degli alpinisti vecchi e puzzolenti.

    Altre foto: https://photos.app.goo.gl/unnnCS9PuMuwf8g1A